5 Commenti
ott 23, 2023Messo Mi piace da martino/pietropoli

Concordo in parte. Da quello che leggo sei stato un bevitore abituale. Il limite con il forte bevitore abituale è labile e si passa di qua e di là dal confine occasionalmente.

Anche io ho bevuto abitualmente per alcuni anni. Però penso che l’alcol stimoli la creatività nei termini che fa cadere le difese, ma tra le difese noi abbiamo anche il raziocinio, indispensabile per ideare progetti fattibili.

Ricordo le agenzie di comunicazione di 40 anni fa, quando durante i brain-storming c’era whisky, acqua, caramelle e cioccolato fondente. I più creativi erano gli astemi o i moderati. Il cioccolato (fondente) ha una funzione stimolante più efficace. Oppure uno spinello che non fa cadere i freni inibitori ma fa cadere i muri e lascia spazio al pensiero laterale.

Grazie!

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Grazie a te! Concordo, bevitore abituale. Avevo smesso altre volte ma sapendo che avrei ripreso. Adesso è diverso, o almeno per ora lo è, ma quasi 10 mesi sono un “per ora” a abbastanza lungo :)

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ott 19, 2023Messo Mi piace da martino/pietropoli

Questa lettura capita precisamente in un periodo in cui anch'io sono da un paio di mesi passato alla versione quasi astemia di me stesso (nel mio caso azzarderei un 80%). E' stato relativamente naturale, ma solo quando è maturata oltre un certo grado (fermentata?) la consapevolezza dei relativi danni e benefici.

Appropriata coincidenza, ma non necessariamente causa delle mie nuove abitudini, è stata la lettura di Tony Robbins, in cui lui invita sostanzialmente ad associare "pain" alle abitudini delle quali ci si vuole disfare e "pleasure" a quelle che si vuole introdurre. Che sono poi le due facce, ugualmente importanti, della medaglia del cambiamento di abitudini.

Salute e sport sono stati essenzialmente i fattori chiave per me, che possono essere visti in positivo e in negativo. E per entrambi ho maturato chiara consapevolezza degli svantaggi dell'alcool e dei reciproci vantaggi del non berlo. In sostanza, il piacere di bere alcool è stato sostituito dalla chiara consapevolezza di una nuova abitudine, dal piacere dei sui effetti e dal "timore" degli svantaggi dell'abitudine opposta. Non è una consapevolezza che nasce da un giorno all'altro. Semplicemente, un bel giorno è diventata sufficiente a lasciare la bottiglia in frigo. La chiave è stata dare spazio a queste riflessioni. Lasciare che crescessero nel tempo, senza forzarle.

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Mi piace molto questa lettura e ti auguro (come auguro a me stesso) di continuare su questa strada. L’hai spiegata bene: come qualsiasi dieta, se è una privazione prima o poi sfocia in un cedimento. È inevitabile e comprensibile. Ma se è basata su una riprogrammazione delle priorità allora diventa una cosa che, appunto, preferisci a un’altra cosa, per di più oggettivamente dannosa. Bevendo pochissimo poi ti godi proprio quelle volte che lo fai, perché qualsiasi dipendenza è vissuta come una schiavitù: ti sembra di non poterne fare a meno ma contemporaneamente odi la cosa che ti rende dipendente.

Grazie Vico!

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Che bello leggere di questa cosa, mi ci ritrovo pure io. Non sono mai stato un grande bevitore di alcolici, e da qualche anno mi limito a berne in (pochi) casi di socialità, e devo dire che anche in quei casi andare oltre il calice di vino o la birra piccola mi disturberebbe (sia benedetto il santo microbiota che si è modificato).

Noto però che l'alcol è ovunque, viviamo immersi in ambienti che grondano alcolici da ogni frigo, mensola, scaffale di bar e locale. La cosa preoccupante è la nonchalance con cui vedo gente adulta tracannarsi litri di birre, esibendo la cosa come un vanto (mi verrebbe da dire come prova di virilità). Mi spaventa che manchi consapevolezza dei danni che fa nel lungo periodo.

Personalmente mi capita che amici o conoscenti mi chiedano come faccia a rinunciare all'alcol, quando per me non è una rinuncia ma una scelta. O una preferenza, alla Bartleby.

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