84 - Alcol
Ho smesso di berlo, o ne ho ridotto il consumo del 98%. Con conseguenze (solo positive)
Ho notato che in frigo cāĆØ una birra. Non ricordavo di averla. Vederla mi ha portato a chiedermi se avessi voglia di berla, che ĆØ un modo per chiedermi se potevo resistere o meno alla tentazione. Ho concluso che mi ĆØ indifferente. Ho chiuso il frigo. Sono ormai nove mesi che non bevo più.
Prima di nove mesi fa nel mio frigo cāerano sempre birre e una preoccupazione - non unāossessione ma di certo un pensiero - era che ce ne fossero sempre. Pensare che uno slot del mio cervello fosse occupato dal promemoria āComprare la birraā mi fa sorridere ma anche pensare a quanto si può usare male il cervello. In fondo si tratta di uno strumento con una capacitĆ mnemonica e di elaborazione finita e occuparne una parte per ricordarsi di comprare le birre (e contemporaneamente per tenere a mente quante te ne restano, ed eventualmente provvedere) significa non lasciare spazio ad altri processi, altre elaborazioni mentali. Bisogna liberare il processore mentale, almeno di questi carichi.
Non ho smesso perchĆ© me lāha detto il cardiologo, nĆ© perchĆ© pensassi che era diventata una dipendenza. Tuttāoggi credo di non esserne stato dipendente (lo dimostra il fatto che abbia smesso da un giorno allāaltro senza alcuna conseguenza, se non quelle positive) ma, a maggior ragione, visto che liberarmene ĆØ stato cosƬ semplice, ĆØ la dimostrazione che era stupido farlo. Bere ogni giorno, con lāunica regola di farlo solo dalla cena in poi, perchĆ© la dignitĆ ti pone dei freni. Però a cena bevevo, e poi anche dopo cena, nella notte. Mai troppo, ho comunque una buona resistenza allāalcol e soprattutto non sopporto la perdita del controllo. Mi sono sempre fermato molto prima. Sono un bevitore sociale e socievole, nel senso che sono perfettamente funzionale quando lo faccio e non mi cambia lāumore, semmai smussa gli angoli e arrotonda gli spigoli.
Ne parlo al presente perché ho visto quei film dove ci sono gli alcolisti anonimi e ho imparato che una regola è non definirsi mai ex, perché continui a esserlo. Quella è la tua natura e ricordarti che convivi con questo lupo al fianco ti fa prendere le misure col fatto che potrebbe risvegliarsi e pretendere qualcosa. Però ne parlo anche al presente con animo leggero, perché non ho mai pensato che nel mio caso fosse una dipendenza, e continuo a non pensarlo. Questo periodo di astemia mi serve solo a dimostrare che lo posso affrontare, che non ne ho bisogno. Specie ora che non lo considero nemmeno più un periodo (transitorio) ma uno stato di fatto (permanente). Questa è la mia natura, adesso: non contengo alcol.
Oddio, un poā sƬ. Mi sono riservato di berne solo nelle occasioni sociali. Prima lo facevo sia in quei momenti ma soprattutto da solo, e chi se ne intende ti dice che quando bevi da solo ĆØ un problema. Ć anche cambiato il modo in cui bevo in compagnia: molto poco, al più un paio di bicchieri, non arrivo nemmeno a sentirlo. Soprattutto, non essendo io un animale particolarmente sociale, queste occasioni si riducono a un paio al mese.
Mi piace insomma pensare che non ho eliminato lāalcol ma lāho ridotto del 98%, forse di più. ā98%ā dĆ una certa idea potente dello sforzo.
Che poi non ĆØ stato affatto uno sforzo. A fine gennaio, dopo una festa molto robusta dal punto di vista alcolico, ho pensato che era ora di smetterla. Il giorno dopo ho smesso. Come in tutte le dipendenze, allāinizio ci pensi, poi ci pensi sempre meno, infine trovi una birra in frigo dopo molti mesi che hai smesso e non ci fai nemmeno caso.
Una volta lessi (o sentii) che si eliminano certi abitudini solo sostituendole con altre. La mia dipendenza - o almeno una delle mie dipendenze - ĆØ che quando di notte scrivo o disegno devo bere qualcosa. Allora ho iniziato a bere tisane, invece che birre. Ne ho provate di ogni genere: in purezza e mescolate, calde e fredde, imbevibili ed estreme, piacevoli e dissetanti. Lāimportante era ed ĆØ bere qualcosa.
Ho scoperto che non ero dipendente dallāalcol ma lo ero dal bere. Qualsiasi cosa che non fosse acqua. E neanche Coca Cola o altro. Bevo solo quello che ha un gusto.
I primi tempi non sono facili ma neanche difficili (parlo sempre dalla prospettiva di chi non aveva una dipendenza cosƬ grave, ĆØ giusto ribadirlo): elimini lāalcol in casa - cioĆØ la tentazione - e bevi dellāaltro. Non ci sono molte altre regole perchĆ© la prima ĆØ individuare tutto ciò che ricorda e può riprodurre il piacere del bere. Non ricordo chi lo diceva ma credo sia opinione diffusa fra chi fa uso di sostanze, siano esse alcol o droghe: il fatto ĆØ che ti fanno star bene, finchĆ© le usi. I problemi vengono dopo, non durante (a parte le overdose).
Bere ti dĆ una certa leggerezza di testa e ti persuade anche di essere un alleato della tua creativitĆ . Non nascondo che allāinizio pensavo che avrei smesso di avere certe idee risolutive e creative che mi capitavano bevendo ma il fatto ĆØ che si tratta di pura suggestione. Le idee le ho comunque, usando un sistema legalissimo e molto più sano: vado a camminare, oppure esco in terrazza e guardo gli alberi o ascolto i rumori della cittĆ .
Le idee non ti vengono a trovare perchĆ© ti vedono alterato ma ti vengono perchĆ© esci a cercarle o semplicemente le fai entrare mentre pensi a tuttāaltro.
Che lāalcol serva a essere più creativi ĆØ insomma un alibi e basta. Ć più interessante interpretarne lāuso e lāabuso per quello che sono: dipendenze. E soprattutto ĆØ fondamentale capire a cosa servono le dipendenze e perchĆ© le abbiamo: sono delle certezze che vogliamo o dobbiamo rinnovare sempre, perchĆ© danno un ordine e anche un senso. Tipo āBevo per essere più creativoā o āBevo per rilassarmiā o āBevo per vincere la timidezzaā. Il fatto ĆØ che lāalcol ĆØ bravissimo a darti lāimpressione di essere molto efficace in queste situazioni: ĆØ vero, permette di fare certe bizzarre associazioni dāidee; ĆØ vero, rilassa; ĆØ vero, agevola i rapporti sociali. FinchĆ© non diventa un impedimento.
Un effetto che ha - del resto è nella sua natura - è quello di rilassare, fino a rendere molto più svogliati e procrastinatori. Provoca insomma un certo abbrivio creativo ma a questo seguono subito dopo la stanchezza e la demotivazione. Che senso ha stimolare la creatività per non poterla sfruttare perché hai sonno?
Lāeffetto più immediato dellāassunzione di tisane ĆØ invece che ci si stanca di meno, molto di meno. In altre parole non si ha quasi mai sonno quando sarebbe opportuno averlo, tipo di notte. Un altro effetto ĆØ che si possono sperimentare i sapori di piante e fiori delle cui sembianze non si ha idea alcuna. E i cui nomi non si ricorderanno mai.
Col passare dei mesi ĆØ intervenuta una inconscia rimozione: non ci penso più e basta. A volte mi sforzo di ricordarmi come stavo quando avevo bevuto un poā: me lo ricordo bene ed ĆØ utile che io lo faccia, perchĆ© mi fa apprezzare di più il fatto che non me ne freghi niente di non poter più provare quelle sensazioni.
Anzi: dovrei dire ādi non volerā, non di non potere. Potrei quando voglio ma la differenza ĆØ che non mi interessa farlo.
Non posso escludere di non riprendere in futuro. Chi può escludere mai qualcosa del genere? Per ora ho solo potuto constatare che perdere questa abitudine non mi è costata davvero alcuna fatica. Segno evidente che non ne ero particolarmente dipendente e anche che siamo molto più soggetti di quanto vogliamo ammettere al potere delle dipendenze. Come detto prima, ci tranquillizzano e, a modo loro, danno un ordine alla vita. Sono sempre a disposizione. Basta riuscire a sostituirle con altre, possibilmente salutari.
EsisterĆ unāoverdose da tisane? Forse dovrei chiedermi questo, mentre bevo la seconda di fila. Ha un sapore indefinibile: per identificarlo dovrei leggere sulla scatola di cosa si tratta, e non ci capirei comunque molto. Lāimportante ĆØ che abbia un sapore.
La dipendenza insomma - mi viene da pensare - ĆØ dai sapori più che dagli effetti. Forse ho solo orrore del neutro, dellāinsapore, chissĆ .
Il fatto che scriva dellāalcol che non assumo più potrebbe far pensare che in realtĆ ci pensi eccome, tanto da volerne scrivere attorno. Può essere, anche se non ne ho alcun trasporto mentale: consciamente insomma non ci penso proprio. Inconsciamente non lo so, lāinconscio ĆØ insondabile per definizione.
Per ora mi godo i benefici del non bere: sono dimagrito sei chili, corro meglio, non devo preoccuparmi di avere da bere in casa e sono idratato a dovere. Purtroppo non contribuirĆ a farmi venire la pelle di un bambino di sei anni ma chissenefrega: il mio fegato ringrazia. Mi bevo lāennesima tisana e la birra ĆØ sempre in frigo. La lascio lĆ .
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Concordo in parte. Da quello che leggo sei stato un bevitore abituale. Il limite con il forte bevitore abituale ĆØ labile e si passa di qua e di lĆ dal confine occasionalmente.
Anche io ho bevuto abitualmente per alcuni anni. Però penso che lāalcol stimoli la creativitĆ nei termini che fa cadere le difese, ma tra le difese noi abbiamo anche il raziocinio, indispensabile per ideare progetti fattibili.
Ricordo le agenzie di comunicazione di 40 anni fa, quando durante i brain-storming cāera whisky, acqua, caramelle e cioccolato fondente. I più creativi erano gli astemi o i moderati. Il cioccolato (fondente) ha una funzione stimolante più efficace. Oppure uno spinello che non fa cadere i freni inibitori ma fa cadere i muri e lascia spazio al pensiero laterale.
Grazie!
Questa lettura capita precisamente in un periodo in cui anch'io sono da un paio di mesi passato alla versione quasi astemia di me stesso (nel mio caso azzarderei un 80%). E' stato relativamente naturale, ma solo quando ĆØ maturata oltre un certo grado (fermentata?) la consapevolezza dei relativi danni e benefici.
Appropriata coincidenza, ma non necessariamente causa delle mie nuove abitudini, ĆØ stata la lettura di Tony Robbins, in cui lui invita sostanzialmente ad associare "pain" alle abitudini delle quali ci si vuole disfare e "pleasure" a quelle che si vuole introdurre. Che sono poi le due facce, ugualmente importanti, della medaglia del cambiamento di abitudini.
Salute e sport sono stati essenzialmente i fattori chiave per me, che possono essere visti in positivo e in negativo. E per entrambi ho maturato chiara consapevolezza degli svantaggi dell'alcool e dei reciproci vantaggi del non berlo. In sostanza, il piacere di bere alcool ĆØ stato sostituito dalla chiara consapevolezza di una nuova abitudine, dal piacere dei sui effetti e dal "timore" degli svantaggi dell'abitudine opposta. Non ĆØ una consapevolezza che nasce da un giorno all'altro. Semplicemente, un bel giorno ĆØ diventata sufficiente a lasciare la bottiglia in frigo. La chiave ĆØ stata dare spazio a queste riflessioni. Lasciare che crescessero nel tempo, senza forzarle.