Ottimo pezzo, Martino. Su un tema complesso. "Quello che mi attrae è il fatto che - quando è buona o ottima arte - mi trovo di fronte a una domanda" -- questa è una di quelle rivelazioni, uno di quegli insights, che emergono sempre nei tuoi pensieri lunghi. Idee semplici, ma fottutamente complesse da raccontare. E tu ci riesci bellamente. Bravissimo. :)
Grazie Silvio! Se qualcosa mi attrae voglio capire perché o almeno pormi la domanda. La risposta è secondaria e non c’entra neanche con l’estetica (altro capitolo immenso dell’arte contemporanea). Quindi ci si può porre delle domande ricevendo come risposta altre domande, e va benissimo così (ho il sospetto che c’entri anche con l’infinite game, ma è, ancora una volta, un altro capitolo. Di cui parleremo prima o poi).
Un piacere averti ascoltato in questo pezzo. Mi è venuta in mente una considerazione: perché oggi l'arte tende a farci porre domande (a noi stessi), mentre un tempo tendeva esclusivamente a dare risposte? Cos'è cambiato nell'essere umano che osserva un'opera? Più o meno consapevolezza di prima? Forse più incertezze?
Grazie Adamo! Credo sia dovuto alla presa di coscienza dell’individuo rispetto alla massa indistinta. Le cause sono molteplici e forse vi avevo accennato più diffusamente in un atro numero (ora non ricordo bene) ma c’entrano la crisi delle scienze, l’epistemologia, la crisi dell’uomo contemporaneo più in generale. O diciamo il fatto che si sia messo in discussione per la prima volta con entità assoluta, a prescindere dalla massa. Secondo me le radici di questa rivoluzione sono già nell’umanesimo, anche se lette in chiave molto più positiva. In definitiva credo che uscendo dall’ombra di Dio l’uomo abbia dovuto cercare un’altra collocazione: prima la ragione, ora altro o non solo quella. Siamo in cammino.
Ottimo pezzo, Martino. Su un tema complesso. "Quello che mi attrae è il fatto che - quando è buona o ottima arte - mi trovo di fronte a una domanda" -- questa è una di quelle rivelazioni, uno di quegli insights, che emergono sempre nei tuoi pensieri lunghi. Idee semplici, ma fottutamente complesse da raccontare. E tu ci riesci bellamente. Bravissimo. :)
Grazie Silvio! Se qualcosa mi attrae voglio capire perché o almeno pormi la domanda. La risposta è secondaria e non c’entra neanche con l’estetica (altro capitolo immenso dell’arte contemporanea). Quindi ci si può porre delle domande ricevendo come risposta altre domande, e va benissimo così (ho il sospetto che c’entri anche con l’infinite game, ma è, ancora una volta, un altro capitolo. Di cui parleremo prima o poi).
bellissimo pezzo
bellissimo pezzo
Un piacere averti ascoltato in questo pezzo. Mi è venuta in mente una considerazione: perché oggi l'arte tende a farci porre domande (a noi stessi), mentre un tempo tendeva esclusivamente a dare risposte? Cos'è cambiato nell'essere umano che osserva un'opera? Più o meno consapevolezza di prima? Forse più incertezze?
Grazie Adamo! Credo sia dovuto alla presa di coscienza dell’individuo rispetto alla massa indistinta. Le cause sono molteplici e forse vi avevo accennato più diffusamente in un atro numero (ora non ricordo bene) ma c’entrano la crisi delle scienze, l’epistemologia, la crisi dell’uomo contemporaneo più in generale. O diciamo il fatto che si sia messo in discussione per la prima volta con entità assoluta, a prescindere dalla massa. Secondo me le radici di questa rivoluzione sono già nell’umanesimo, anche se lette in chiave molto più positiva. In definitiva credo che uscendo dall’ombra di Dio l’uomo abbia dovuto cercare un’altra collocazione: prima la ragione, ora altro o non solo quella. Siamo in cammino.