Adoro l'accostamento tra identità sociale e rumore.
Li accomuna anche la differenza tra inerzia e sforzo consapevole. Il rumore è disordine, è degenerazione verso il caos. L'ordine richiede una qualche forza che sottrae all'entropia, che crea "distinzioni". Tutto ciò che è bello e/o utile è stato sottratto all'entropia.
Sfogliare Facebook è facile. E' la comoda ed inerziale discesa nell'entropia. E abbiamo curiosamente bisogno anche di questo. L'identità sociale è rassicurante, fornisce risultati tangibili e non richiede di inventare. Non richiede la fatica del pensiero, o ne richiede nella minima quantità necessaria.
L'identità essenziale è il contrario, nella direzione inversa. E' innanzitutto sottrazione, ma poi anche consapevolezza e "creazione". Ci richiede di pensare, di sottrarci al rumore e di sostituirlo con l'intenzionalità, con una direzione ragionata invece che suggerita dal navigatore. Si annulla il rumore, o la sua influenza su di noi, si attraversa il silenzio e si crea qualcosa di "ordinato", sottratto con fatica all'entropia. Già solo fermarsi di là ad osservare è un successo.
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Adoro l'accostamento tra identità sociale e rumore.
Li accomuna anche la differenza tra inerzia e sforzo consapevole. Il rumore è disordine, è degenerazione verso il caos. L'ordine richiede una qualche forza che sottrae all'entropia, che crea "distinzioni". Tutto ciò che è bello e/o utile è stato sottratto all'entropia.
Sfogliare Facebook è facile. E' la comoda ed inerziale discesa nell'entropia. E abbiamo curiosamente bisogno anche di questo. L'identità sociale è rassicurante, fornisce risultati tangibili e non richiede di inventare. Non richiede la fatica del pensiero, o ne richiede nella minima quantità necessaria.
L'identità essenziale è il contrario, nella direzione inversa. E' innanzitutto sottrazione, ma poi anche consapevolezza e "creazione". Ci richiede di pensare, di sottrarci al rumore e di sostituirlo con l'intenzionalità, con una direzione ragionata invece che suggerita dal navigatore. Si annulla il rumore, o la sua influenza su di noi, si attraversa il silenzio e si crea qualcosa di "ordinato", sottratto con fatica all'entropia. Già solo fermarsi di là ad osservare è un successo.