150 - Portale
Portali verso altre dimensioni e annullamento del tempo, il tutto senza uso di sostanze stupefacenti
āChe ci faccio qui?ā. Mi ĆØ tornato in mente quel libro notevole di Bruce Chatwin. In certi giorni sembra essere descrittivo di una condizione esistenziale molto personale, oltre che un (ottimo) titolo di un libro. Potrebbe essere un buon esercizio: quello di chiedersi ogni giorno, più volte al giorno āChe ci faccio qui?ā.
Alcune situazioni offrono una risposta ragionevole, tipo al supermercato. Spero sia ovvio per chiunque si trovi al supermercato sapere perchĆ© ci si trova. Altre volte la risposta ĆØ meno immediata e, altre volte ancora, offre una risposta difficile da dare. āNon so bene cosa ci faccio qui, e non so nemmeno perchĆ© sono qui.ā
Altre volte, infine, ĆØ meglio nemmeno porsela. Meglio non sapere, meglio non mettersi volutamente in difficoltĆ .
Ho notato però che le situazioni in cui so rispondermi con più facilità sono quelle meno prevedibili. Che ci faccio a teatro? Che ci faccio a questa mostra? Che ci faccio con un libro in mano? Credo di sapere rispondere a domande del genere. In quei momenti mi trovo in situazioni che mi permettono di essere fisicamente in un luogo ma mentalmente altrove.
Ci sono insomma condizioni che costringono corpo e mente a essere in un luogo e in una costrizione molto definita, e altre in cui si incontrano diverse dimensioni: si ĆØ lƬ e anche altrove, contemporaneamente. Succede con lāarte. Io li chiamo portali e mi ci trovavo giorni fa, a una mostra.
Se dovessi dire quali sono i luoghi in cui sono più a mio agio, direi i musei, le gallerie dāarte, al cinema, a un concerto.
Alcuni sono luoghi in cui si celebrano eventi collettivi (e quindi non ci si può definire davvero soli, standoci), altri sono spazi fisici in cui sentirsi soli, ma piacevolmente. In un museo ci sono altre persone, ovvio, ma quello che intendo ĆØ che lāesperienza che vi si vive ĆØ individuale. Sono da solo di fronte a un quadro, sono da solo di fronte a un palco. Il rapporto che si crea fra lāosservatore e lāopera dāarte ĆØ particolare e singolare: lo dimostra il fatto che alcuni lo percepiscono e altri affatto.
In realtĆ il fenomeno a cui si assiste in questi frangenti ĆØ ben più affascinante: certo, ci si trova al cospetto di unāopera dellāingegno e della creativitĆ ma ci si trova soprattutto di fronte a un portale dimensionale, che inoltre contiene diverse dimensioni.
Ha una dimensione simbolica e un significato (se ce li ha), ne ha una storica, ne ha una umana. E sono solo le prime che mi vengono in mente.
Quella simbolica e di significato attinge alla lettura culturale che unāopera riceve, comprensibilmente condizionata dal contesto storico in cui avviene. Opere oltraggiose al loro concepimento sono pudiche oggi e viceversa, opere popolari allora sono sconosciute oggi. Le reazioni che suscitano nellāosservatore contemporaneo dipendono insomma dal tempo e dallāevoluzione o involuzione della cultura. E quanto detto concerne anche la dimensione storica delle opere dāarte, ossia ciò che dicono rispetto al tempo in cui sono osservate. Che ĆØ poi la differenza fra senso e significato, ma non mi ci addentro ora.
Quella umana ĆØ la più sfumata ma crea un legame fra chi ha creato e chi osserva la creazione. Lo notavo parlando della Flagellazione di Piero Della Francesca, quando mi ci trovai di fronte anni fa. In quel caso lāopera dāarte ĆØ un portale che mette in contatto una dimensione passata con quella presente. Io osservo oggi unāopera dipinta, scritta, scolpita 10, 100, 1000 anni fa.
Ć un rapporto che si immagina abbastanza scontato: ĆØ ovvio che può esistere, cāĆØ, lo si vede ma cosa dice di più di una constatazione ovvia il fatto che oggi possiamo godere di una pala dāaltare dipinta nel 1480?
Innanzitutto potremmo dire che ĆØ notevole il fatto che se ne possa godere, e giĆ questo ĆØ qualcosa. Ma lāaspetto più interessante ĆØ, appunto, che esistendo e, nel farlo, aprendo un portale che connette dimensioni temporali diverse, la cornice del quadro ĆØ lo stipite e lāarchitrave e la soglia di una porta.
Guardando un quadro guardiamo altrove, dietro un quadro non cāĆØ un muro ma cāĆØ un altro universo o un altro tempo storico.
Il fatto che lāarte attraverso la sua espressione (cioĆØ le opere dāarte) possa annullare il tempo, comprimendolo e rendendolo adimensionale (se il passato diventa presente, il tempo trascorso ĆØ diventato irrilevante, non esiste più) mi sembra un fatto notevole, che tra lāaltro definisce una proprietĆ non trascurabile dellāarte, che ĆØ quella di non essere condizionabile dal tempo. Con ciò non intendo che non lo siano le letture che ne se dĆ (come visto, quelle dipendono dal contesto storico) ma la sua essenza.
Lāopera dāarte appartiene a una dimensione indifferente al tempo.
CāĆØ, infine, un altro aspetto interessante della questione. Lāopera dāarte deve essere attivata nel tempo corrente, dato che, altrimenti, resterebbe materia o concetto, quindi parte indifferente e trascurabile del panorama. Un dettaglio marginale, significativo come un sasso in un torrente (che io, a dirla tutta, trovo molto significativi).
Comunque. Il fenomeno straordinario ĆØ che i quadri/le opere dāarte sono portali che si attivano solo attraverso gli esseri umani. La chiave ĆØ evidentemente il significato che hanno ma non ĆØ nemmeno questo lāaspetto più interessante.
Insomma, camminavo a una mostra fra queste tele e tavole di 500 anni fa e ho capito che noi - io, tu, noi, loro - siamo i portali attraverso cui il loro significato si riaccende oggi. CāĆØ insomma un rapporto di co-dipendenza fra un Cristo in croce e noi, per quanto e in che misura lo possiamo cogliere. Fatto da uomini per gli uomini, la sua esistenza e persistenza dipendono da noi.
Siamo i custodi del passato e non ne siamo solo il risultato nƩ le vittime, se tali ci sentiamo.
Abbiamo una responsabilitĆ verso i vascelli che sono giunti alle spiagge del presente attraverso il mare del tempo. Di conservarli e preservarli, di interpretarli e di parlarci. Specie nella dimensione di eterno presente in cui oggi viviamo, quella in cui tutto sembra ugualmente prossimo e importante perchĆ© raggiungibile con la mano o con la mente, che giungano questi messaggeri da unāaltra dimensione ĆØ ancora più importante.
Allora guardo le loro mani, i loro occhi. Hanno guardato quelli che li hanno ritratti, hanno guardato la loro vita. Sono ancora vivi e hanno superato il tempo. Sono ancora fra di noi. Ci parlano. Il portale ĆØ aperto, basta vederlo e attraversarlo. Sta in una cornice, supera il tempo, ĆØ la risposta che cerchiamo.
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