I salmoni risalgono la corrente per deporre le uova. Risalire la corrente di un corso d’acqua dalla foce al luogo più adatto dove deporre le uova non è una cosa facile: è anzi così difficile che, giunti a destinazione e deposte le uova, muoiono esausti.
C’è sempre una logica nella natura e c’è anche nella strana e suicida maniera dei salmoni di procreare: lo scopo è proprio quello - di procreare - e, per farlo, cercare l’ambiente più idoneo per farlo, cioè le acque dolci di un torrente. Così facendo hanno più possibilità di assicurare alla prole di sopravvivere. Fino a riprodursi, e cioè perire a sua volta.
La logica della natura è una tautologia: la Natura non ha una logica - quella è degli esseri senzienti, cioè degli umani - ma semmai ha una ragione d’essere. La ragione è esistere per se stessa, o meglio per perpetuarsi. La natura è programmata per riprodursi e continuare a essere se stessa, o per garantire che esista materiale vivente che può evolversi.
[e pensare che volevo solo parlare dei salmoni]
L’altro paradosso è che l’essere umano è l’unico dotato di logica ed è al contempo anche l’unico capace di azioni illogiche. Forse il fatto di avere una capacità e di essere una creatura complessa comporta anche di contenere il proprio contrario: siamo capaci di essere logici e illogici allo stesso tempo. O possiamo esserlo, in tempi diversi ma comunque ne siamo in grado.
L’economia e la finanza sono degli ambiti a cui si attribuiscono un elevato status di competenza tecnica eppure sono anche fra i più dominati dalle emozioni: non a caso si cita il panico quando in borsa i titoli iniziano a crollare. Il panico non è una risposta razionale a nessuna condizione esistenziale, ambientale o sociale. È forse istintiva ma non razionale. Non è logica, ecco. È determinato dalle emozioni più che dalla ragione e le emozioni sono reazioni organiche a stimoli esterni (definizione da vocabolario). Le emozioni sono reazioni, quindi sono elaborazioni della mente rispetto a qualcosa che succede o che si teme possa succedere. La vendita di un titolo che sta crollando in borsa è una risposta emotiva travestita da risposta razionale a una condizione esterna al soggetto che la prova.
Le emozioni sono l’interfaccia fra noi e il mondo, sono la forma che la realtà assume quando supera la membrana che ci separa dall’esterno.
Capire la differenza fra emozioni e realtà non è marginale, per usare un eufemismo. È vagamente essenziale, quantomeno per organizzare una risposta ragionevole - nemmeno razionale - a certe tempeste emotive. Tipo all’ansia, che è poi quella che porta alle decisioni più spesso irrazionali.
Non c’è niente di male nell’irrazionalità, a patto di accettare che esiste solo nel contesto del pensiero umano e in contrasto con la razionalità: non esisterebbe razionalità se non esistesse l’irrazionalità, e viceversa.
Le leggi della Natura appaiono irrazionali perché non c’è razionalità a governarle: c’è solo la Natura stessa e la sua legge.
Per questo il comportamento dei salmoni ci sembra irrazionale, anche se ha una spiegazione logica all’interno dell’ambito delle leggi della natura. È una risposta efficace e ragionevole al problema del perpetuarsi della specie.
La Natura è economica ed efficiente, per definizione: elimina le inefficienze e rende sempre più efficienti i processi riproduttivi. La legge sottostante a tutte le sue leggi è una costante tensione verso il risultato migliore col minor utilizzo di risorse (che è anche una definizione valida dell’essenza dell’economia).
Allora mi chiedevo se dovremmo essere come salmoni, cioè se la logica delle emozioni (un apparente controsenso) fosse sovvertibile o migliorabile comportandosi al di fuori dei suoi schemi, o anche al contrario degli stessi.
Fare come i salmoni. Rallentare in un mondo che corre sempre di più. Chiudere gli occhi invece di guardare. Cibarsi di meno, possedere di meno, alleggerirsi. Notare come scende la corrente e decidere di risalirla, verso l’origine di tutto.
Non c’è neanche più tempo di chiedersi perché siamo ossessionati dalla produttività: la legge della nostra natura umana è quella che pretende di alimentare se stessa attraverso la produttività, senza ricercare l’efficienza economica del gesto. Più si gonfia il tempo di cui disponiamo di cose da fare e poi di altre e di altre ancora, meno tempo resta per chiedersi perché lo stiamo facendo.
È l’inganno della ragione: che il farlo si risolva in se stesso e sia giustificazione di sé stesso. Fare più che pensare.
Siamo anche l’unica specie ad aver razionalizzato il tempo: non solo viviamo nel suo flusso ma lo misuriamo e lo concettualizziamo. Lo vorremmo dominare ben sapendo che è l’unica legge della natura - oltre alla gravità - che non possiamo controllare o annullare. Per questo collochiamo sempre nel futuro la nostra esistenza: ne stiamo anticipando l’esperienza, o almeno ne tentiamo una visualizzazione. Così facendo la paura diventa ansia, cioè una proiezione di una situazione di pericolo o difficoltà future ma che è così potente da essere scambiata per reale e presente.
La forza contraria è una risposta? Risalire la corrente è una risposta? Cercare il vuoto invece che cercare di riempire ogni spazio dell’agenda per avere l’illusione che impegnare il tempo significhi dominarlo?
È un’illusione, appunto.
Oggi camminavo in campagna. Oltre un cancello semiaperto si vedevano i campi che la nebbia aveva reso infiniti. La nebbia rende tutto infinitamente vicino e indefinitamente lontano. La nebbia annulla le distanze.
Ho pensato che quel cancello era lì da decenni e che aveva trovato un modo di convivere con il tempo: lasciava che lo cambiasse, lo invecchiasse e lo trasformasse in qualcosa di diverso. Un cancello invecchiato aveva sostituito quello nuovo e quel cancello conteneva l’idea di ciò che era stato in passato, di ciò che era ora e di ciò che sarebbe diventato in futuro. Probabilmente sarebbe scomparso ma tutte le dimensioni temporali erano contenute in quella presenza.
Nel frattempo stava, aprendosi verso un infinito fisico e metafisico.
Lasciarsi dominare dalle leggi della Natura è una risposta. I salmoni lo sanno bene.
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Per me, è sempre un piacere leggerti …
Mi hai fatto pensare a così tante cose, Martino. Ne tiro fuori una dalla prima parte di newsletter, per la quale non ho una risposta, che tanto quello che fa Il Pensiero Lungo è aprire domande. La cosa è questa: forse noi umani, tra tutte le altre cose vive che abitano la Terra, siamo un glitch?